Lockdown e consumo di sostanze: i servizi della Val d’Enza

Come sono cambiati i consumi di sostanze in tempi di pandemia e lockdown? Come si sono riorganizzati i servizi che si occupano di giovani consumatori? Continua il nostro viaggio tra i progetti reggiani che, complice l’emergenza sanitaria, hanno dovuto trasformare le loro attività.

Il servizio di educativa territoriale e l’ufficio giovani della Val d’Enza

Progetti di inclusione sociale, di promozione all’agio, servizi estivi: sono queste le tre colonne della cooperativa Creativ CISE-settore Creativ Sociale di Reggio Emilia. Da oltre 5 anni (e almeno sino al prossimo agosto) Creativ CISE gestisce il servizio di educativa territoriale e l’ufficio giovani dei comuni della Val d’Enza. Duccio Simonelli è il responsabile dell’ufficio giovani, mentre Roberta Chierici coordina i due servizi. Nello specifico, il servizio di educativa territoriale si distribuisce su tutto il territorio attraverso la presenza degli educatori territoriali. Due educatori nei comuni più grandi (Bibbiano, Montecchio, Cavriago e Sant’Ilario) e un educatore nei comuni più piccoli (San Polo, Canossa, Campegine e Gattatico).

“All’interno del servizio di educativa territoriale abbiamo tutta la parte che attiene la tutela dei minori e sostegno alla genitorialità, ma anche una parte legata ai progetti di comunità – spiega Roberta Chierici –. L’educatore territoriale è un professionista che co-progetta e interviene affiancando l’assistente sociale dell’area minori ed è ormai riconosciuto da tutte le realtà territoriali che si occupano di infanzia, adolescenza e giovani. Collaboriamo con le scuole, gli oratori, i luoghi di ritrovo formali e informali, le società sportive e le associazioni. È una figura strategica, sempre in contatto con il territorio di appartenenza”. Poi c’è il lavoro di prevenzione: “L’ufficio giovani attraverso la presenza costante all’interno dell’Istituto Silvio D’Arzo, l’unico istituto superiore di questa zona, ha intercettato decine di ragazzi. Lavora inoltre sostenendo il protagonismo dei ragazzi e la loro partecipazione attiva sul territorio (Progetto regionale Giovani Protagonisti)”.

E ancora il settore si occupa di servizi di sostegno educativo rivolti a minori disabili in ambito scolastico ed extrascolastico; attività socio-educative rivolte a minori inseriti in famiglie multiproblematiche e adulti disabili e svantaggiati; progetti di accompagnamento al lavoro e di sostegno e sviluppo delle autonomie personali rivolti ad adulti disabili; interventi educativi di socializzazione integrata; progetti di educativa di strada e centri di aggregazione giovanile.

Come per le altre realtà, anche per i servizio della Val d’Enza il lockdown ha segnato un iniziale sospensione e successivamente la riorganizzazione dei servizi, per quanto possibile condotti in prossimità e presenza ma anche a distanza, utilizzando strumenti digitali. “In fase 1 ci siamo inventati un po’ di cose – ricorda Chierici –. Dopo lo spaesamento iniziale abbiamo ripreso il sostegno alle famiglie soprattutto per quello che riguardava le attività quotidiane e l’attività scolastica. Penso ad alcuni nuclei familiari: la presenza dell’educatore ha facilitato l’accesso alla didattica a distanza assicurandosi che i genitori avessero gli strumenti e le indicazioni utili per partecipare alla vita scolastica dei loro figli. Libri, fotocopie, compiti. In alcuni casi abbiamo consegnato giochi di società o libri della biblioteca in prestito per consentire alle famiglie di intrattenere al meglio i bambini”.

Con la collaborazione di tante realtà territoriali, insieme al Servizio Sociale Famiglie, Infanzia ed Età Evolutiva, al Centro per le Famiglie ASP Carlo Sartori e ai Servizi Sociali Territoriali dell’Unione Val d’Enza abbiamo costruito e distribuito 400 ‘mistery box’, così le abbiamo chiamate: scatole piene di pennarelli, fogli, giochi, palloncini, idee per intrattenersi a casa, esercizi per il corpo e per la mente, con tutte le istruzioni per sfruttare al meglio il contenuto. Abbiamo avuto ottimi ritorni da parte delle famiglie”.

Social molto utilizzato, WhatsApp: “In chat abbiamo fornito lezioni di ginnastica, tutorial per piccoli lavoretti, ricette e divertenti attività. Con alcuni nuclei abbiamo riscontrato la necessità di supportarli nell’organizzazione della giornata e nel recupero di quei ritmi che, con la quarantena, erano stati completamente persi. Abbiamo fissato orari da rispettare per i compiti, per l’attività motoria, per il gioco”. In generale, per tutto il lockdown Creativ CISE ha messo a disposizione due numeri di telefono per contatti in caso di bisogno o semplicemente per condividere ciò che stavano vivendo: una chiacchiera, uno sfogo, un’urgenza. “Per i ragazzi è stato importante sapere che potevano parlare con qualcuno. Di conseguenza in molti hanno contattato direttamente gli educatori territoriali. Grazie agli ambienti digitali messi a disposizione dal ministero abbiamo anche realizzato un giornalino online raccogliendo i contributi dei ragazzi con cui eravamo in contatto sul territorio. Ne abbiamo pubblicati 5”.

“Superata la fase 1, appena possibile abbiamo ripreso i contatti individuali in presenza e, nell’ultimo periodo, abbiamo anche organizzato qualche uscita a piccoli gruppi, sempre distanziati e con mascherina, per provare a ritrovare un po’ di normalità. Visti gli ottimi risultati del giornalino, ci piacerebbe continuare, magari sfruttando finanziamenti regionali: durante il lockdown si è dimostrato un ottimo strumento di condivisione, ora vorremmo rilanciare l’idea coinvolgendo i ragazzi più motivati in una vera e propria redazione, magari arrivando anche a stampare qualche copia”. Infine, la scuola: “Dopo il coronavirus, è il momento di ripartire: stanno riprendendo gli incontri con dirigenti e insegnanti, e stiamo trovando terreno fertile per riprendere le nostre attività, reimpostando il lavoro. Siamo fiduciosi”.

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