Consumi in lockdown: diminuisce l’uso ricreativo, aumento l’uso quotidiano

Nel periodo di lockdown sei organizzazioni in tre paesi europei (la portoghese Kosmicare, la spagnola Energy Control e le italiane Neutravel, Forum Droghe, CNCA e ITARDD) hanno indagato l’impatto che la misura ha avuto sull’uso di stupefacenti e alcool. Scopo della ricerca era rilevare variazioni nell’uso di sostanze legali e illegali e variazioni nel mercato di quest’ultime, mettendole in relazione con il particolare setting in cui le persone si trovavano e con il loro stato emotivo.

È stato creato un questionario online anonimo, promosso tra 23 aprile e 31 maggio 2020 tramite social network e media. Target della ricerca erano persone che usano sostanze a scopo ricreativo. Il campione è auto selezionato. I dati sono stati analizzati considerando il setting come variabile indipendente, così come sesso ed età; per quest’ultima il campione è stato suddiviso in due cluster: under 30 e over 30.

Ripercorriamo l’esito dell’indagine grazie al Rapporto di ricerca Lockdown e uso di sostanze. Una ricerca esplorativa a cura di Elisa Fornero e Ilaria Fineschi Piccinin

Hanno risposto 311 persone, di cui il 49% donne, il 47% uomini e il restante non risponde. L’età media è 32 anni. La maggior parte dichiara di essere in Italia (47% Nord, 35% Centro, 12% Sud), una percentuale residuale di rispondenti si trovava in un altro paese (Spagna, Belgio, Francia, Grecia e Portogallo). Per il 48% del campione la situazione occupazionale era immutata, ma di questi il 30% dichiara di percepire un reddito inferiore e il 7% rivela che un membro della famiglia ha perso il lavoro o ha dovuto chiudere la propria attività. Per coloro la cui situazione lavorativa è cambiata (37%), il 39% dichiara di essere in smartworking, il 29% ha perso il lavoro, il 27% è in cassa integrazione e il 4% ha dovuto chiudere la propria attività; il 40% aveva subito un decremento del reddito.

Alcol

L’alcool è la sostanza più utilizzata (93% l’ha usata negli ultimi 12 mesi). Il 54,3% la usa a scopo ricreativo e il 23,8% ne fa un uso quotidiano. Nel corso del lockdown è diminuito l’uso ricreativo ed è aumentato l’uso quotidiano di alcool. Tale incremento si riscontra maggiormente negli over 30 (+31% under 30 e +43% over 30). Rispetto al binge drinking, aumenta più del doppio chi dichiara di aver smesso di farlo e se si verifica il dato per età, gli under 30 che lo effettuano a scopo ricreativo variano dal 52% del campione prima del lockdown al 29% durante. Il range si riduce per gli over 30: dal 43% al 33%. Le variazioni sono più accentuate gli uomini, sia per l’uso che per il binge.

Tra chi vive da solo è diminuito l’uso ricreativo di alcool (-31%) ma è aumentato l’uso quotidiano (+47%). Tuttavia, chi vive da solo diminuisce significativamente il binge a scopo ricreativo, soprattutto chi lo faceva una volta la settimana (-133%).

Anche per chi vive con il partner, aumenta l’uso quotidiano di alcool (+41%) e diminuisce quello ricreativo (-31%).

Chi vive in famiglia diminuisce l’uso ricreativo di alcool (-33%) e aumenta il non consumo (+77%). Rimane stabile l’uso quotidiano per coloro che dichiarano questa modalità anche prima del lockdown.

Chi vive con gli amici/coinquilini, diminuisce l’uso ricreativo e il binge drinking, soprattutto chi dichiara l’abitudine a farlo 2-3 volte la settimana (-92%); aumenta il numero chi non effettua binge drinking (+50%).

Sostanze

L’86% del campione dichiara di aver fatto uso di sostanze negli ultimi 12 mesi (92% per chi abita con amici/coinquilini) ma 1/3 di questi non risponde poi sulla frequenza. Cannabinoidi (marijuana e hashish), MDMA, cocaina, ketamina e LSD sono le sostanze maggiormente utilizzate prima e durante il lockdown, ma durante il periodo aumenta notevolmente il numero di persone che risponde di non utilizzarle. Chi dice di non aver mai usato marijuana o hashish durante il lockdown aumenta del 50% circa, con una differenza tra under 30 (+66%) e over 30 (+40%), mentre per le altre sostanze non si rilevano differenze significative nel merito dell’età. Per tutti decrementa l’uso di MDMA (+46% dichiara l’assenza di uso, con una differenza tra uomini +39%, e donne +51%), di cocaina (+ 38% non la usa, con differenze tra uomini, +29%, e donne +45%) e il dato si riflette anche nelle frequenze di consumo di quest’ultima: chi l’ha usata l’ha fatto nella maggior parte dei casi meno di una volta al mese. Anche sulla ketamina aumenta generalmente l’assenza di uso in lockdown (+27%) ed il consumo saltuario si riduce da metà a 2/3; il non uso di LSD registra un incremento (+24%) e chi l’ha usato meno di una volta al mese (frequenza maggiore prima del lockdown) si riduce a 1/5.

Chi vive da solo non varia i consumi di cannabinoidi ma diminuisce l’uso ricreativo di cocaina, MDMA, LSD, ketamina. Si registra in generale un aumento del 30% di assenza di uso di stupefacenti, probabilmente derivante da un decremento dell’uso sporadico e ricreativo.

Per chi vive con il partner l’uso giornaliero di marijuana rimane inalterato, ma diminuisce l’uso ricreativo di altre sostanze: si registra un aumento del 70% tra chi non usa mai marijuana.

Chi vive in famiglia diminuisce in generale l’uso di sostanze, in particolare il consumo di marijuana (+69% – MAI) e hashish (60% – MAI).

Rispetto a prima del lockdown, il 30% in più di chi vive con amici/coinquilini dichiara di non usare hashish e marijuana, dato che incrementa anche per MDMA (+69%) e cocaina (+50%). L’uso giornaliero non registra variazioni rilevanti.

L’uso quotidiano di cannabinoidi rimane stabile per tutte le categorie (sesso, età, condizione abitativa).

Setting di uso

Come atteso, diminuiscono significativamente i setting sociali di consumo, propendendo per un aumento dell’uso a casa da soli, in party/eventi online o videochiamate con gli amici, soprattutto per le donne mentre si riduce per gli uomini. In quest’ asse di analisi si riscontra un aumento del 30% dell’uso di sostanze tra gli under 30 in casa con i propri coinquilini. L’uso in scena aperta decrementa sensibilmente.

Mercato delle sostanze

1/3 del campione non risponde alla domanda. Il 30% dei rispondenti non ha cambiato nulla nelle modalità di approvvigionamento, ma chi le ha modificate ha principalmente smesso di acquistarle perché il proprio fornitore, di fiducia o meno, ha interrotto l’attività o perché ha deciso di smettere intenzionalmente di acquistarle; alcuni hanno acquistato online, principalmente nel web in chiaro. ¼ del campione ha fatto scorta di sostanze a inizio o durante il lockdown.

Rispetto ad accessibilità, prezzo e purezza, da metà ai 2/3 del campione non risponde, ad eccezione che per i cannabinoidi. Il dato che emerge è che le sostanze in genere erano meno accessibili o molto meno accessibili, ad eccezione di cocaina ed eroina (uguale reperibilità di prima del lockdown). Il 62% dei rispondenti segnala un aumento del costo di cannabinoidi, eroina (28%) e ketamina (31%). Per quanto riguarda cocaina e MDMA invece metà del campione riferisce un aumento di costo mentre l’altra metà ritiene invariato il prezzo. Nella percezione delle persone, non emergono variazioni significative nella purezza, anche se un terzo dei rispondenti ritiene che i cannabinoidi e in parte la cocaina abbiano subito un decremento.

Motivazioni dell’uso e stato emotivo nel lockdown

Decrementa notevolmente l’uso di sostanze per socializzare (-81%) e per provare piacere (-32%) anche se quest’ultima motivazione rimane la principale assieme a “per sfogare stress e ansia”. Aumentano leggermente gli scopi “evadere dalla realtà” (5%) e “aiutarsi a dormire” (14%). Un dato che colpisce è l’aumento del 45% di persone che usa sostanze “per evitare la solitudine”.

Rispetto alla fascia di età, si rileva che gli item “evadere dalla realtà” e “sfogare stress e ansia” negli under 30 non variano mentre aumentano negli over 30 (+28% il primo e +18% il secondo). Le donne dichiarano di usare sostanze “per dormire” (+37%) e “per evitare la solitudine” (+80%).

Diminuisce sensibilmente lo scopo di “socializzazione” e “per provare nuove esperienze” in tutte le categorie. Per chi abita con amici e chi abita in famiglia diminuiscono tutte le motivazioni, tranne che “evitare la solitudine” o “per dormire”, stabili o in leggero aumento. Per chi vive con il partner o da solo aumentano le motivazioni “per sfogare lo stress e l’ansia”, “per evadere dalla realtà”, “per evitare la solitudine” o “per aiutarsi a dormire”. Per chi abita con il partner aumenta (+20%) l’uso di sostanze per fare sesso, dato che diminuisce nel resto del campione.

  • Il Rapporto di ricerca Lockdown e uso di sostanze. Una ricerca esplorativa, a cura di Elisa Fornero e Ilaria Fineschi Piccinin – può essere scaricato da qui).
  • La presentazione dei risultati alla Summer School 2020 di Elisa Fornero può essere vista qui.

Considerazioni

Sono diversi i dati che colpiscono, i più importanti tra i quali la variazione del setting come riportato da Fornero e Piccinin e l’evitamento della solitudine tra le motivazioni del consumo. Ma perché la solitudine spaventa così tanto?

In questi mesi ognuno di noi ha vissuto una sorta di “esperimento sociale” atipico: la sospensione del tempo, dei contatti umani e sociali e di una percezione di solitudine diffusa. Solitudine che accompagna sia coloro che abitano da soli, sia chi, obbligato dalle contingenze esterne, ha subito la vicinanza forzata con familiari o conviventi in spazi talvolta angusti. Abituati alle nostre vite frettolose e distratte, tale situazione ha portato allo scoperto la nostra intimità psichica più profonda fatta anche di emozioni nascoste, di vissuti non detti, di immaginari che ci raccontiamo per rimanere a galla. Ed è proprio in questa dimensione spazio-temporale anomala che il silenzio e la solitudine possono aver alimentato paure e disagi esistenziali, anche in modo sempre più rumoroso. È lecito pensare quindi che l’emergere prepotente del proprio caos interiore unito all’assenza di spazi di intrattenimento in cui far sprofondare tale caos, trovi una via di uscita nel consumo, qualunque esso sia. Diminuisce l’uso ricreativo, aumenta quello quotidiano. Occorre però riconoscere i segnali positivi che emergono da questo rapporto di ricerca: in primis la capacità di autoregolazione. La possibilità di fermarsi e di “leggersi dentro” rappresenta sì un’occasione per riflettere sulla propria esistenza ma soprattutto, come i dati della ricerca mostrano, mette in luce una significativa capacità di autocontrollo in una situazione-limite. Questo è un dato rilevante su cui fermarsi a riflettere: la concezione stereotipata secondo cui chi consuma sostanze sia privo di ogni principio di coscienza e incapace di governare la propria realtà, forse ora decade. Questo lascia intendere come, ancora una volta, il contesto ricreativo strettamente connesso alla socializzazione rappresenti la vetrina simbolica dietro la quale ognuno di noi sceglie quale persona essere e come esserlo. Alla fine, come questa pandemia insegna, l’interpretazione del significato di questa immagine rimane solo nostra. Sia essa nitida e trasparente, oppure sbiadita.

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