Coronavirus e salute mentale, pro e contro dell’attività online: intervista ad Angelo Fioritti

“Le attività del nostro dipartimento sono tra le poche ad avere avuto continuità. Per garantirla abbiamo ridotto le attività in presenza sostituendole con attività telefoniche e telematiche. In due mesi si è compiuta una rivoluzione che, in un’epoca ‘normale’ avrebbe potuto durare anche 5 o 6 anni”. Angelo Fioritti, direttore del dipartimento Salute mentale e delle Dipendenze patologiche dell’Azienda Usl di Bologna, riassume così i cambiamenti che, in emergenza sanitaria, hanno travolto la realtà che rappresenta.

Tra le prime a spostarsi dalle stanze reali a quelle virtuali, le riunioni d’équipe e d’area: “Si tratta di appuntamenti quindicinali. Dall’inizio del lockdown facciamo tutto in via telematica. Questa scelta obbligata si è rivelata un grosso risparmio di tempo, le riunioni online sono addirittura più efficienti. Forse meno affettive, ma di sicuro più efficienti. Il lavoro organizzativo dei professionisti è cambiato radicalmente, ma non torneremo più indietro. Questo è il primo e consolidato elemento: le riunioni in presenza anche in futuro saranno residuali rispetto a quelle telematiche”.

Le attività ambulatoriali in presenza, invece, sono state ridotte garantendo quelle in urgenza e la erogazione dei farmaci. Gradualmente, stanno aumentando proprio in questi giorni. Per mantenere il contatto lo smartphone si è rivelato l’alleato ideale. In alcuni casi sono state avviate anche sessioni cliniche online. Nel campo della neuropsichiatria infantile sono stati realizzati tutorial via webcam per controllare che i genitori avessero appreso correttamente determinate manovre riabilitative. Anche le sedute logopediche sono state portate avanti a distanza.

In aprile, l’8% delle attività dei centri di salute mentale veniva svolta in via telefonica e telematica. Per la neuropsichiatria infantile, invece, la percentuale dei servizi passati all’online era del 40%. E anche il 40% delle attività del servizio dipendenze è stato condotto virtualmente. “In generale posso dire che la proposta di attività online è stata più gradita tra i giovani, che hanno dimestichezza e familiarità con le nuove tecnologie e la comunicazione online. Qualche problema in più l’abbiamo riscontrato tra chi non è nativo digitale. È emerso un divario importante: siamo al lavoro per colmarlo, per fare formazione alla popolazione anziana e anche alle persone che afferiscono ai centri di salute mentale”.

“È stato un bel banco di prova, sul quale sicuramente potremo ragionare anche per il futuro. Ma attenzione: fino alla fine di giugno siamo in stato d’emergenza, questo significa che anche alcune misure legate alla privacy sono state allentate. Quando lo stato d’emergenza sarà dichiarato concluso, dovremo rapportarci con la normativa vigente. Tutorial e materiale informativo, però, con ogni probabilità potranno proseguire a essere diffusi e condivisi secondo le modalità che abbiamo sperimentato in questa fase”. Insomma il trasferimento online delle attività cliniche è un passaggio più complesso e delicato: “Sicuramente, in campo clinico l’attività virtuale non sarà mai sostitutiva di quella in presenza”.

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