E’ un fatto. Nel panorama attuale della musica rap e trap i riferimenti sempre più espliciti all’uso delle sostanze stupefacenti affollano i testi delle canzoni. Tanto che, non di rado, alla nostra redazione arrivano commenti e riflessioni, da parte di studenti (e talvolta dei loro genitori), stupiti di una certa “impunità” di cui godono i loro idoli musicali, che nei videoclip mostrano di far uso di droghe, arrivando persino a consigliarne le modalità di utilizzo. Un bel cambiamento, ci siamo chiesti, ripensando alla scena rap degli anni Novanta del secolo trascorso che parlava di droghe, di marijuana soprattutto, in modo probabilmente più attenuato e sottile, leggibile solo tra le righe e da chi già apparteneva alla sfera dei consumatori. La pressoché totale accessibilità a musica e contenuti multimediali della rete hanno oggi inciso nel rendere virale questo genere musicale, con messaggi focalizzati sul mondo delle droghe. Una scelta di marketing dell’industria musicale o l’espressione di una subcultura, entrambi alla facile portata di adolescenti e pre-adolescenti che iniziano a distaccarsi dal modello genitoriale?
E’ quello che abbiamo chiesto a Manuel Simoncini, in passato conosciuto come Kyodo, rapper molto popolare in Emilia e non solo, che da quasi vent’anni contribuisce alla diffusione della cultura hip hop e crede nel rap come strumento di apprendimento. Non solo nei suoi laboratori di Hip Hop Philosophy, in cui propone ai giovani di esprimere in modo artistico riflessioni anche sui temi delle sostanze; ma anche nelle scuole e nei centri giovanili, dove come educatore socio-culturale fonde “didattica rap”, ed entertainment anche sui temi della prevenzione e dell’informazione sulle dipendenze.
Lo abbiamo raggiunto in un locale nella prima periferia bolognese e gli abbiamo chiesto, nella prima parte della video intervista che segue, di parlarci della scena hip hop degli ultimi anni. Manuel ci ha raccontato della crescente importanza della costruzione dell’immagine, anche da parte dei media, degli artisti rispetto ai contenuti della loro musica. In questa immagine, anche il tema delle sostanze, sempre più presenti nei testi delle canzoni e nello stile di vita dei cantanti rap, che può anche influenzare – seppur non solo in negativo – i ragazzi che li ascoltano.
In questa seconda parte della nostra chiacchierata, l’attenzione di Manuel “Kyodo” Simoncini si sposta sull’utilizzo e la funzione dei social e dei new media, sulla percezione dei giovani rispetto al consumo di stupefacenti e di farmaci, sulla loro adesione a stili preconfezionati e pronti al “consumo”, sulla percezione dei rischi nell’assunzione di droghe. Ma la scena rap, è la conclusione di Kyodo, è fatta anche da artisti che lanciano messaggi differenti, che senza rinunciare al
divertimento e alla festa non hanno mai bisogno di “utilizzare il tema delle sostanze per affermarsi”.