L’adolescenza è una complessa fase di crescita della vita: un fondamentale e intenso momento connotato da enormi cambiamenti corporei, mentali e sociali, spesso estremamente difficili da gestire per i ragazzi che li affrontano e per le loro famiglie.
Uscendo dall’infanzia, periodo in cui tutto era chiaro, sicuro e soprattutto condiviso con la famiglia, nasce la necessità di costruire i propri valori, le proprie leggi, i propri pensieri e di scoprire in sostanza quale è la propria identità.
Gli adolescenti per affrontare i conflitti interni innescati dal processo di crescita utilizzano l’azione, li trasformano in gesti e comportamenti rivolti verso l’esterno.
Commettere un’azione proibita, rischiosa o “sbagliata” permette al ragazzo di prendere le distanze dalla cultura e dalle norme dell’infanzia, sentendosi protagonista della propria vita e più consapevole di sé come individuo.
La trasgressione e il rischio sembrano perciò essere elementi fondamentali nonché funzionali alla crescita e allo sviluppo di una nuova identità. Quindi come possono porsi i genitori per supportare i propri figli nel gioco della crescita quando vengono agite azioni rischiose?
E’ importante che questi comportamenti non vengano banalizzati e svuotati di intenti comunicativi: rifiutarsi di reagire o comprendere l’intensità dei vissuti che vivono i ragazzi, fornendo risposte solo punitive o disciplinari non li sostiene in questa delicata fase.
E’ importante che i genitori entrino in comunicazione con i propri ragazzi, affiancandoli in questo processo di crescita, mettendosi in gioco nella relazione: la necessità di separazione implica paradossalmente il bisogno che la famiglia da cui separarsi faccia parte del processo stesso, che sia coinvolta.
Se l’ambiente non risponde in modo empatico e interessato, l’azione verrà forse ripetuta, probabilmente con maggiore espressività, rischiando a volte di scivolare in forme di dipendenze o devianza strutturale.
Quando e quanto preoccuparsi? Sentiamo il parere di alcuni genitori