Iniziano a giocare soprattutto per curiosità e per passare il tempo (ma anche perché lo fanno amici e familiari), sono maschi, del Sud e frequentano gli istituti tecnici o professionali. E’ questa la foto scattata qualche tempo fa dall’Osservatorio “Young Millennials Monitor” di Nomisma-Unipol, in collaborazione con l’Università di Bologna, che ritrae i giovani giocatori d’azzardo. L’indagine è stata realizzata durante l’anno scolastico 2015-2016 e ha coinvolto un ampio campione di scuole secondarie di secondo grado italiane e oltre 11.000 ragazzi dai 14 ai 19 anni.
I dati indicano che, nel corso del 2016, il 49% dei giovani ha tentato la fortuna almeno una volta, individuando tra i giochi più popolari il Gratta & Vinci e la perdita di appeal di quelli “tradizionali” (Superenalotto e Lotto) a favore dei giochi a tema sportivo e online. Il 17% degli studenti è frequent player, ha giocato, quindi, una volta a settimana o anche più spesso. Tuttavia, il gioco è nella maggior parte dei casi un passatempo occasionale e ha un impatto limitato sulla vita quotidiana. Interessante è anche il fatto che la propensione al gioco cambia in relazione al rendimento scolastico in matematica: il 51% tra chi ha un rendimento insufficiente, il 46% tra chi ha una votazione superiore a 8 decimi.
Nicola De Luigi è professore associato presso il Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia dell’Università di Bologna, nonché coordinatore del Corso di Laurea Magistrale in Scienze Criminologiche per l’investigazione e la sicurezza. In questa intervista a Libera Radio che vi proponiamo, il docente, membro anche dello Young Millennials Monitor, parla della necessità di “decostruire” la “categoria” gioco d’azzardo.
Dallo studio, continua De Luigi, “emerge che i giovani studenti italiani iniziano a prediligere il gioco d’azzardo soprattutto sulle piattaforme digitali e del web”.
Per lo studio dell’Osservatorio “Young Millennials Monitor”, anche la connessione tra gioco e stili di vita è rilevante: la quota di giovani giocatori sale nel caso di consumo frequente di energy drink (63%), super-alcolici (60%) e sigarette (57%). E’ del 5%, inoltre, la quota di studenti italiani che ha un rapporto problematico con il gioco d’azzardo. Un ulteriore 9% è, invece, considerato a rischio rispetto alla probabilità di sviluppare comportamenti di gioco problematici. Secondo Nicola De Luigi, per affrontare la complessità del fenomeno del gioco d’azzardo – anche tra i giovani – è necessaria non tanto e non solo l’informazione, né tantomeno scaricare le problematiche sugli utenti e i consumatori. Occorre, piuttosto, welfare di comunità, spazi in cui sperimentare autonomia e sapere critico, nuove reti di relazioni sociali e culturali.
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