“La ragazza con gli anfibi”. Un libro sulle sostanze dall’anima intergenerazionale

La ragazza con gli anfibi. E altre storie stupefacenti” è un libro di Alessio Guidotti pubblicato da NoBook nel 2016. Si tratta di una serie di racconti che offrono un quadro di ciò che sono oggi i consumi di sostanze stupefacenti, senza cadere in stereotipi e pregiudizi, facendo prevalere la storia della persona che consuma droga, il rapporto che si crea con quest’ultima e il ruolo che svolge nella vita quotidiana. Quella che vi proponiamo è un’intervista con l’autore, operatore sociale ma anche pubblicista di articoli e saggi che approfondiscono i temi connessi all’uso e all’abuso di sostanze stupefacenti, come pure ai danni dovuti alla stigmatizzazione e dal pregiudizio nei confronti delle persone che ne fanno o ne hanno fatto uso.


Da dove nasce la tua voglia di scrivere questo libro sul tema delle sostanze?

Credo sia la mia necessità di dire qualcosa su questo fenomeno, di prendere la parola su una situazione che culturalmente ha sempre avuto un’unica interpretazione. Avevo, e ho ancora, voglia di creare situazioni capaci di suscitare riflessioni, discussioni, da cui possano svilupparsi pensieri critici su come è stata affrontata la questione.

C’è un messaggio di fondo che ti ha spinto e animato dall’inizio?

Scrivendo ho immaginato di poter dare voce, attraverso le loro storie, ai protagonisti del consumo, anche a quelli che vivono un rapporto con la sostanza più problematica: l’eroina. L’idea era quella di ascoltare quanti usano sostanze per endovena, i “tossicodipendenti” come ancora oggi vengono descritti con un termine stigmatizzante.

Nel libro sono presenti tanti personaggi, descrivi sostanze differenti e compaiono sullo sfondo contesti diversi: c’è un filo conduttore?

Il filo conduttore, oltre il consumo di sostanze, è proprio il mio voler provare a mostrare l’interiorità dei personaggi e l’atmosfera dei loro contesti.

“La ragazza con gli anfibi” sembra mettere l’accento  sulle relazioni e sui rapporti dei diversi personaggi con le persone a loro vicine: da quelli sentimentali a quelli amicali. Su questa onda, può essere utile per un genitore leggere il tuo libro?

Credo di si. Penso che un genitore possa avere l’occasione di entrare in contatto con una realtà spesso distorta dalla comunicazione di massa e dalla cultura dominante. Può aver modo di riflettere ascoltando la voce dei protagonisti che potrebbero essere ipotetici amici del figlio o della figlia, insomma situazioni molto consuete in contesti giovanili e adolescenziali. Non parlo di mondi alieni, ma di realtà possibili. Lavoro a contatto con i ragazzi, non solo con quelli che hanno un consumo problematico. Ne incontro tanti e in contesti diversi, la maggior parte di loro ha voglia di parlare, di raccontarsi, di sfogarsi. La particolarità del mio libro è che dentro ai racconti di fantasia, ho cercato di mettere sentimenti ed emozioni che i giovani vivono. Un genitore può avvicinarsi a questi contesti attraverso i miei racconti.

Credi che la forza narrativa del racconto possa essere uno strumento per agevolare la riflessione e il confronto rispetto il tema delle sostanze?

Penso che il modo crudo e a volte quasi brutale di alcune situazioni raccontate possa essere uno strumento utile. Io vorrei che certe riflessioni fossero fatte sfogliando il libro, da persone che magari non hanno mai approfondito alcuni aspetti del “fenomeno droga”. Ad esempio: i conflitti messi in atto, e con diversi sistemi, contro il narcotraffico, le cosiddette “guerre alla droga” hanno un senso? Dopo decenni di narcoguerre è possibile fare un bilancio? Ho provato a rimandare anche questa riflessione attraverso la narrazione, con un racconto in particolare.

C’è un racconto o passo specifico che può connettere e far comunicare generazioni d’età differenti?

Tutti quanti, ma in particolare “Davvero non rimane più niente?” penso si presti bene a una riflessione intergenerazionale, perché  contiene spunti in cui si fa riferimento ad alcune tematiche che sono state sentite in modo diverso dalla generazione dei genitori di chi oggi ha 16/18 anni. Il fenomeno del consumo di sostanze ha, e ha sempre avuto, uno specifico significato per ogni generazione. E ogni generazione l’ha vissuto in modo diverso. Oggi è interessante stare dentro al dibattito sulla cannabis (legalizzarla, si/no e come?), al confronto (purtroppo non ben strutturato) tra vari gruppi antiproibizionisti, che talvolta presenta proprio connotazioni generazionali.

“Credo che sparsi su questa terra, di giorno come di notte, siamo in tanti a cercare qualcosa di cui non conosciamo il nome né la forma, forse ne intuiamo l’emozione. Ma non sappiamo dove sia, ed è per questo che non bisognerebbe mai rimanere insensibili alla strada.”
(dal primo racconto “La ragazza con gli anfibi”)

Il libro è acquistabile su https://www.amazon.it/ragazza-anfibi-altre-storie-stupefacenti/dp/8898591276

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Pubblicato su News.
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